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Le allegorie della Sacrestia Medicea, «La Notte» di Michelangelo
La Notte Michelangelo Scultura - Marmo di Carrara (155 x 150 x 63 cm) 1524-1534
La «Notte» di Michelangelo si trova sul coperchio del sarcofago di Giuliano de' Medici, duca di Nemours.
È sdraiata schiena contro schiena con il «Giorno», rappresentato da un uomo barbuto e potente.
Una delle particolarità di questa statua della «Notte» risiede nella lavorazione del marmo che Michelangelo ha levigato fino a renderlo quasi uno specchio, conferendo alla statua una luminosità lunare.
La Notte Michelangelo La «Notte» è rappresentata da una giovane donna, un'atleta addormentata.
La sua testa è appoggiata sulla mano destra in una posizione che ricorda le antiche raffigurazioni di Leda o di Arianna addormentata.
Il volto della giovane donna è sereno, è immersa in un sonno profondo, è altrove.
Sulla fronte porta i simboli notturni: un diadema con due mezze lune che circondano una stella.
Sotto il suo piede si trova un mazzo di papaveri dalle proprietà sonnifere.
La Notte Michelangelo Tra la sua gamba e la coscia piegata, un gufo che sembra vegliare su di lei, rappresenta l'oscurità.
Infine, sotto di lei, tra il braccio e la schiena, Michelangelo ha scolpito una maschera impressionante.
Questa maschera raffigura un volto barbuto dagli occhi vuoti con una bocca dai denti ghignanti che incarnano i sogni notturni e la sensualità.
Si può quindi vedere la «Notte» di Michelangelo come un simbolo cosmico della fertilità della notte.
La Notte Michelangelo Il nobile fiorentino Giovanni di Carlo Strozzi, riferendosi alla nozione allora in voga delle sculture parlanti, aveva scritto una quartina su questa «Notte»:
«La Notte che qui dorme di un sonno così dolce,
Un angelo l'ha scolpita in questa pietra.
Nel suo sonno, lei possiede la vita,
Se ne dubiti, parlale, lei ti risponderà.»
Giovanni di Carlo Strozzi
La Notte Michelangelo Michelangelo apprezzò solo moderatamente questo riferimento trito e ritrito secondo lui di una statua pronta a parlare, e, anche se Strozzi lo onorava con un gioco di parole dicendo che era stata scolpita da un angelo, l'artista gli rispose in modo un po' sarcastico.
La risposta di Michelangelo a Strozzi fa riferimento al triste stato della città di Firenze dopo l'assalto del 1529-1530 e la caduta della sua Repubblica.
«Caro m’è ‘l sonno, e più l’esser di sasso,
mentre che ‘l danno e la vergogna dura;
non udir non veder m’è gran ventura;
però non mi destar, deh, parla basso.»
Michelangelo Buonarroti
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