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La Sala delle Udienze del Palazzo Vecchio a Firenze, Italia

Sala delle Audienze Palazzo Vecchio Questa sala era in origine molto più grande e comprendeva anche l'attuale sala Gigli.
Fu divisa in due sale distinte nel 1470 con la costruzione di un muro divisorio, con da un lato questa sala delle Udienze e dall'altro la sala dei Gigli.
I lavori furono progettati e realizzati da Benedetto da Maiano.
A seguito di questi lavori, la sala delle udienze fu destinata a rendere giustizia a Firenze.
Una statua in marmo raffigurante la Giustizia sovrasta inoltre una delle porte d'ingresso della sala con questa iscrizione: «Diligite Iusticiam Qui Iudicatis Terram».

Il soffitto della sala delle udienze Tra il 1470 e il 1476, Giuliano de Maiano, aiutato da Francesco Monciatti e Giovanni da Gaiuole, realizzò lo splendido soffitto a cassettoni ricoperto d'oro di questa sala delle udienze.
La sala delle Udienze di Palazzo Vecchio è anche riccamente e superbamente decorata con grandi affreschi realizzati da Francesco de' Rossi detto Salviati (1510-1563).
Affreschi che l'artista ha dipinto tra il 1543 e il 1545.
La rivoluzione pittorica introdotta da Francesco Salviati a Firenze
I dipinti murali di Salviati furono all'origine di una piccola rivoluzione pittorica a Firenze che influenzò numerosi pittori fiorentini, tra cui Giorgio Vasari.
Sala delle Audienze Palazzo Vecchio Esse corrispondevano infatti alla nuova tendenza romana avviata da Raffaello e superbamente valorizzata nei suoi affreschi delle stanze del Vaticano.
Affreschi nei quali Raffaello, al di là delle loro qualità pittoriche, aveva anche introdotto scene antiche legate essenzialmente all'imperatore Costantino I, il primo imperatore romano cristiano, ma anche all'antichità nel suo complesso, come nella sua «Scuola di Atene».
Salviati era fiorentino di nascita, ma la sua formazione artistica fu essenzialmente romana e per questo è considerato un autentico erede dell'opera di Raffaello.

Sala delle Audienze Palazzo Vecchio I suoi affreschi mettono in risalto il suo sfarzoso repertorio decorativo con scene dinamiche piene di emozione e movimento, in grado di dare vita a eventi dell'antichità romana, rivisitati in chiave contemporanea dall'artista.
Uno stile ricco e sovrabbondante di elementi classici che si ritrova tipicamente nel manierismo romano.
Ciò che colpisce anche quando si ammirano questi affreschi è la capacità di Salviati di dare rilievo ai personaggi e ai paesaggi, di dar loro vita attraverso il tratto, ma anche attraverso l'uso di colori luminosi e cangianti.

Salviati, Sconfitta dei Volsci Una tavolozza di colori e uno stile propri di Salviati e l'introduzione del chiaroscuro che influenzeranno Giorgio Vasari nei suoi affreschi, che erano molto più accademici prima che egli vedesse quelli di Salviati e ne traesse ispirazione.
Sulla parete che separa la sala delle udienze da quella dei Gigli, si può vedere a sinistra:
Il «Trionfo di Marco Furio Camillo».
Un famoso generale e statista romano (446-365 a.C.) che riuscì a impedire l'invasione di Roma da parte dei Galli.

Ritratto di Francesco Salviati Il legame simbolico creato da Francesco Salviati tra Roma e Firenze nei suoi due affreschi dedicati alla gloria dell'antica Roma, come aveva fatto Raffaello nelle stanze del Vaticano, aveva anche lo scopo di valorizzare i legami esistenti tra il papato e i Medici.
Legami rafforzati dai due papi provenienti dalla famiglia dei Medici.
Il ritratto di Francesco Salviati
Grazie agli scritti di Giorgio Vasari, sappiamo anche che il personaggio baffuto con la fronte cinta da nastri, girato di tre quarti davanti al carro del vincitore e proprio sotto i trofei d'armi nell'affresco del «Trionfo di Furio Camillo dopo la presa di Veio» non è altro che Francesco Salviati stesso.Francesco Salviati «Il Trionfo di Furio Camillo dopo la presa di Veio» Sala delle Audienze di Palazzo Vecchio a Firenze

Trionfo di Furio Camillo Il primo grande affresco a sinistra della porta d'accesso alla sala dei Gigli raffigura il «Trionfo di Furio Camillo dopo la presa di Veio».
Questo “Trionfo di Marco Furio Camillo” ha ovviamente un doppio significato.
È infatti tanto un'allegoria della gloria del generale romano quanto della gloria e delle virtù del duca Cosimo I de' Medici.
A tal fine, Salviati ha introdotto nei suoi affreschi delle allegorie del tempo e delle virtù.
Le virtù, e in particolare tutte quelle che caratterizzavano ufficialmente Cosimo I e che sono rappresentate anche sulle altre pareti, colonne e cornici delle finestre della sala.

Trionfo di Furio Camillo La città di Veio fu conquistata dal generale Furio Camillo scavando un tunnel sotterraneo, che permise alle truppe di Camillo di entrare senza difficoltà e di sottomettere la città.
Al centro del dipinto, sotto la città di Veio e a sinistra del tempio eretto in onore della dea Giunone, si vedono gruppi di soldati che si riversano nel famoso tunnel.
Il generale vincitore, Furio Camillo, è raffigurato sul suo quadriga mentre torna a Roma.
È incoronato da una dea e lo si vede circondato da numerosi trofei e dai vinti, prigionieri con le mani legate dietro la schiena.

Trionfo di Furio Camillo Il tutto è dipinto in uno stile esuberante in cui si accumulano dettagli e personaggi, allusioni divine e virtù.
La volontà dichiarata di Francesco Salviati di assimilare il duca Cosimo I de' Medici al famoso generale romano nel suo affresco è particolarmente evidente.
Inoltre, anche se non siamo più in grado di riconoscere alcuni dei volti intorno al ritratto di Francesco Salviati, sappiamo che si trattava di membri della corte del duca.
La decorazione di questa sala delle udienze fu tra l'altro una delle prime grandi commissioni di Cosimo I per decorare il Palazzo Vecchio.
Francesco Salviati «La Pesatura dell'oro da parte dei Galli e l'intervento di Furio Camillo» Sala delle Audienze del Palazzo Vecchio a Firenze

Pesatura dell'oro da parte dei Galli In questo secondo affresco, Francesco Salviati ha rappresentato l'episodio in cui i Romani, dopo l'assalto dei Galli, accettarono di pagare un tributo di mille libbre d'oro ai loro nemici in cambio della liberazione di Roma.
Un momento di vergogna insopportabile e umiliante per i Romani.
In questo affresco, si vede il re dei Galli, Brenno, mentre pesa l'oro sbilanciando la bilancia a suo favore.
Lo si vede voltarsi nel momento in cui le truppe di Furio Camillo entrano in azione per assalire i Galli.
Ne seguirà una feroce battaglia.
Sullo sfondo si vedono le rovine di Roma con la statua di Apollo del Belvedere e una statua mutilata di Venere.

Pesatura dell'oro da parte dei Galli Questo affresco è un chiaro riferimento al duca Cosimo I de' Medici e alla sua decisiva vittoria militare a Montemurlo contro i ribelli fiorentini e i francesi.
È in seguito a questa ultima battaglia che Firenze ritrovò la pace e riuscì a riconquistare la propria indipendenza, anche rispetto alle pretese imperiali.
Un'indipendenza totale con la restituzione da parte dell'imperatore delle fortezze fiorentine e una pace e stabilità ritrovate grazie a Cosimo I de' Medici e al suo governo.
La presenza della statua della Giustizia sopra la porta della sala delle Udienze deve essere interpretata anche come una rappresentazione dell'esistenza di una vera giustizia in un governo ducale e non più repubblicano.
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