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Allegorie della Toscana di Vasari sul soffitto della Sala dei Cinquecento nel Palazzo Vecchio di Firenze

Allegoria del Mugello
Giorgio Vasari e Giovanni Stradano «Allegoria del Mugello» Soffitto della Sala dei Cinquecento del Palazzo Vecchio a Firenze
In questa allegoria della regione del Mugello, si vede seduto un giudice con, proprio sopra di lui, un putto che tiene in mano una pila di documenti, simbolo del tribunale per l'amministrazione e la giustizia.Sullo sfondo si vede la città di Scarperia.
Un giovane regge lo stendardo del paese.
Ai suoi piedi, il vecchio che versa l'acqua rappresenta il fiume Sieve.
Sotto l'allegoria, Vasari ha dipinto queste parole: «MUGELLANA PRAETURA NOBILIS».
Giorgio Vasari e Giovanni Stradano «Allegoria di Fiesole» Soffitto della Sala dei Cinquecento del Palazzo Vecchio a Firenze

Allegoria di Fiesole Questa allegoria raffigura Fiesole con il fiume Mugnone ai suoi piedi che tiene una vasca da cui sgorga l'acqua.
Diana cacciatrice con la sua faretra è raffigurata sulla sinistra con uno stendardo su cui si vede una Luna su sfondo bianco, antico simbolo della città di Fiesole.
Lo stemma tenuto da Diana, nei colori bianco e rosso, rappresenta le armi della città.
Accanto a lei, un Atlante di pietra rappresenta questa regione rocciosa.
Infine, nella parte superiore si può vedere un putto volante con un pastorale vescovile per rendere omaggio alla diocesi di Fiesole.
Questo putto porta anche nell'altra mano un martello, uno scalpello e un compasso.
Sotto l'allegoria è scritto: «FAESULAE IN PARTE URBS ADSCITE».
Giorgio Vasari, Giovanni Stradano e Giovanni Battista Naldini «Allegoria di Arezzo» Soffitto della Sala dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze
Arezzo è la città natale di Vasari.
Allegoria di Arezzo L'ha raffigurata con il vecchio che simboleggia il fiume Castro in primo piano e sulla destra, che tiene in mano una cornucopia e un grande vaso da cui sgorga l'acqua del fiume.
Dietro Castro, si vede Cerere che tiene delle spighe e una falce che simboleggiano l'abbondanza dei raccolti nella regione.
A sinistra, il dio Marte in armatura tiene lo stendardo della città con un cavallo nero su sfondo bianco in piena corsa.
Marte tiene anche lo stemma di Arezzo con la sua croce bianca su sfondo rosso.
Il putto volante che tiene un pastorale vescovile simboleggia il vescovado di Arezzo, ma a differenza dei putti delle altre allegorie, tiene anche una spada nell'altra mano.
Questa spada è un riferimento al vescovo guerriero Guido Tarlati di Petramala, che fu l'ultimo principe della città e governò Arezzo sia spiritualmente che temporalmente.
Sotto l'allegoria si legge: «ARRETIU[M] NOBILIS ETRURIAE URBS».
Giorgio Vasari «Allegoria di Volterra» Soffitto della Sala dei Cinquecento del Palazzo Vecchio a Firenze

Allegoria di Volterra In questa allegoria, Vasari raffigura una divinità fluviale che simboleggia il fiume Cecina con un corno pieno di frutta.
Un giovane uomo rappresenta la città di Volterra e tiene uno stendardo con una mano e uno stemma con l'altra.
Questo stendardo mostra un grifone rosso che strangola un grifone nero malvagio, mentre lo stemma reca una croce bianca su sfondo nero.
La città di Volterra è rappresentata con la sua basilica e il suo mastio, mentre un putto volante regge un pastorale vescovile a simboleggiare la sede vescovile di Volterra.
Sotto l'allegoria si legge la scritta: «VOLTERRAE TOSCOR [UM] URBS CELEBER [RIMA]».
Giorgio Vasari e Giovanni Stradano «Allegoria di Borgo San Sepolcro e Anghiari» Soffitto della Sala dei Cinquecento del Palazzo Vecchio a Firenze

Allegoria di Borgo San Sepolcro e Anghiari In questa allegoria Vasari ha raffigurato l'imperatore Flavio Arcadio in veste di pellegrino, poiché secondo la leggenda fu proprio lui a fondare San Sepolcro.
Flavio Arcadio tiene in una mano lo stendardo della città con un Cristo risorto e nell'altra lo stemma bianco e nero di San Sepolcro.
Il vecchio seduto alla sua destra rappresenta il fiume Tevere con la lupo che allatta Romolo e Remo.
Si nota anche il cornucopia pieno di frutta.
L'altro anziano, con i capelli intrecciati di faggio e abete, che si erge sopra il fiume Tevere, rappresenta gli Appennini, dalle cui bocche sgorga l'acqua.
Sullo sfondo si intravedono Borgo San Sepolcro e Anghiari e in alto a sinistra un putto volante che porta un pastorale vescovile, simbolo della sede vescovile.
Sotto l'allegoria si legge: «BURGU UMBRIAE URBS ET ANGLARI».
Giorgio Vasari e Giovanni Stradano «Allegoria di San Giovanni Valdarno» Soffitto della Sala dei Cinquecento nel Palazzo Vecchio a Firenze

Allegoria di San Giovanni Valdarno Per il vicariato di San Giovanni Valdarno, noto anche per il suo tribunale, Vasari raffigurò un giudice vestito in stile antico che reggeva un rotolo di documenti.
A destra del quadro si trovano Vertumno, dio dei giardini e dei frutteti, e Pomona, ninfa divinità dei frutti.
Vasari mette così in risalto la qualità e l'abbondanza delle coltivazioni frutticole di questa regione.
Tra loro e al centro si trova Bacco coronato di foglie di vite e uva mentre beve il vino della regione, il Trebbiano.
Bacco tiene anche lo stemma di San Giovanni Valdarno con un San Giovanni raffigurato su sfondo bianco.
La città di San Giovanni Valdarno con la sua cerchia di mura fortificate è raffigurata sullo sfondo del dipinto.
Sotto l'allegoria sono dipinte le seguenti parole: «PREATURA ARNENSIS SUPERIOR».
Giorgio Vasari e Giovanni Stradano «Allegoria della Romagna» Soffitto della Sala dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze

Allegoria della Romagna Nelle note relative ai suoi dipinti sul soffitto della Sala dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, Vasari precisa che in questa allegoria ha voluto rappresentare la regione di Castrocaro al naturale, insieme al suo fiume, il Savio, con una cornucopia piena di frutti a simboleggiare la ricchezza agricola di questa regione.
Egli indica inoltre di aver dipinto questa bella donna impetuosa e con l'elmo con una frusta per mostrare l'audacia e la determinazione degli abitanti della regione.
La Flaminia, la giovane donna che regge lo stendardo, tiene ai suoi piedi lo stemma con la croce rossa che rappresenta le insegne di Castrocaro.
Sotto l'allegoria si leggono queste parole:
«FLAMINIA NOSTRAE DITIONIS» che può essere tradotto con «La nostra maestra Flaminia».
Giorgio Vasari e Giovanni Stradano «Allegoria di Cortona e Montepulciano» Soffitto della Sala dei Cinquecento del Palazzo Vecchio a Firenze

Allegoria di Cortona e Montepulciano Le due città sono rappresentate dai personaggi superiori che portano ciascuno uno stendardo.
Sullo stendardo di destra della città di Cortona si intravede un leone su sfondo bianco, raffigurato anche sullo stemma tenuto dal giovane Bacco.
A sinistra, l'altro personaggio maschile tiene lo stendardo di Montepulciano e il suo stemma con un grifone su sfondo rosso.
Il riferimento a Montepulciano è completato dalla presenza del vecchio che rappresenta il fiume Chiana con la sua cornucopia da cui escono olive e spighe.
Il giovane Bacco porta un vaso pieno di vino prodotto nella regione, mettendo così in risalto le produzioni di vino, olive e cereali del luogo.
Nella parte superiore del dipinto si intravede un putto volante che tiene in mano un pastorale vescovile in riferimento alla diocesi di Cortona.
La città di Montepulciano è raffigurata in lontananza dietro i personaggi.
Sotto l'allegoria sono dipinte le seguenti parole: «CORTONA POLITIANU[N]Q[UE] OPP[IDA] CLARA ».
Giorgio Vasari e Giovanni Stradano «Allegoria di Colle Val d'Elsa e San Gimignano» Soffitto della Sala dei Cinquecento del Palazzo Vecchio a Firenze

Colle Val d'Elsa e San Gimignano Il vecchio con il corno dell'abbondanza e la brocca e il fiume Elsa con gli stendardi e gli stemmi rappresentano i fondatori delle due città raffigurate sullo sfondo del dipinto.
Lo stendardo di San Gimignano tenuto sulla sinistra da un Bacco è rosso e giallo, mentre con la mano tiene lo stemma con il suo leone bianco.
Il personaggio a destra tiene lo stendardo di Colle Val d'Elsa con una testa di cavallo rossa, testa che si ritrova nel quarto superiore destro della croce rossa dello stemma.
Tra Bacco e la testa del vecchio si intravede il volto di un giovane satiro che sta bevendo la Vernaccia, il vino di San Gimignano.
Sotto l'allegoria si trova la seguente iscrizione: «GEMINIANUM ET COLLE OPIDA».
Giorgio Vasari e Giovanni Stradano «Allegoria del Casentino» Soffitto della Sala dei Cinquecento del Palazzo Vecchio a Firenze

Allegoria del Casentino In questa allegoria si può vedere sulla sinistra un giovane in armatura che regge uno stendardo su cui si intravede un leone.
Un simbolo ripreso nello stemma che tiene ai suoi piedi, dove due leoni in piedi sulle zampe posteriori reggono insieme il giglio di Firenze.
Questi leoni e questo giovane armato rappresentano il coraggio degli abitanti della regione e di Poppi.
Nella parte superiore del quadro si vedono le città di Pratovecchio e Bibbiena.
Due fiumi sono qui rappresentati con i loro vasetti da cui sgorgano le loro acque.
Si tratta da un lato dell'Arno e dall'altro dell'Archiano.
Sotto l'allegoria si legge: «PUP [P] IU [M] CLAUSENTINII AGRI CAPUT».
Giorgio Vasari, Giovanni Stradano e Jacopo Zucchi «Allegoria del Chianti» Soffitto della Sala dei Cinquecento del Palazzo Vecchio a Firenze

Allegoria del Chianti Vasari ha raffigurato i due fiumi del Chianti, quello della Pesa e quello dell'Elsa.
I due fiumi sono accompagnati da cornucopie piene di frutta.
È presente anche un Bacco, simbolo dei buoni vini del Chianti, che regge lo stemma della regione con un gallo nero su sfondo giallo.
Sullo sfondo si vede la città di Castellina in Chianti.
Sotto l'allegoria è scritto:
«AGER CLANTIUS ET EIUS OPPIDA».
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